Nel 2015 il Governo ha varato la Strategia per la banda ultra larga con l’obiettivo di colmare il ritardo digitale dell’Italia, agli ultimi posti in Europa sia sul piano infrastrutturale che su quello dei servizi. L’iniziativa, in linea con gli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea, prevede entro il 2020 la copertura ad almeno 30 Mbps per tutti i cittadini italiani e ad almeno 100 Mbps per l’85% della popolazione. L’Unione Europea ha ulteriormente innalzato l’asticella per tutti gli Stati membri con il piano Gigabit Society, un insieme di misure per far sì che tutti i cittadini europei possano usufruire della miglior connessione possibile e accedere ai servizi digitali più evoluti. In particolare, l’UE ha stabilito che entro il 2025 tutte le scuole, stazioni ferroviarie, aeroporti, aziende e le principali pubbliche amministrazioni del Continente debbano essere connesse almeno a 1 Gbps (Gigabit per secondo). Tutte le case dei cittadini europei, anche nelle aree rurali, dovranno invece essere coperte da reti a 100 Megabit che possano essere potenziate a 1 Gbps. In questo contesto nasce Open Fiber, società partecipata al 50% delle quote da Enel e Cassa depositi e prestiti, con l’obiettivo di realizzare l’installazione, la fornitura e l’esercizio di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità in fibra ottica su tutto il territorio nazionale e accelerare quindi l’evoluzione digitale del nostro Paese. La rete ultraveloce Open Fiber è realizzata con la tecnologia Fiber To The Home (Ftth), letteralmente “fibra fino a casa”. L’intera tratta dalla centrale all’abitazione del cliente è infatti in fibra ottica, a vantaggio delle prestazioni che offrono livelli non raggiungibili con le reti in rame (Adsl) o fibra/rame (Fttc). Ciò consente di ottenere il massimo delle performance con velocità fino a 1 Gigabit al secondo (Gbps). Un servizio “a prova di futuro”, in grado di supportare tutte le potenzialità delle nuove tecnologie che arriveranno nei prossimi anni. Open Fiber non vende direttamente al cliente finale i servizi in fibra ottica, ma è attiva esclusivamente nel mercato all’ingrosso (wholesale), offrendo l’accesso a tutti gli operatori di mercato interessati. Nel Piano per la Banda Ultra Larga, il Ministero dello Sviluppo Economico ha suddiviso il territorio italiano in quattro aree o cluster, in base alla concentrazione della popolazione, alle caratteristiche del territorio, alla densità di imprese e alla presenza di infrastrutture in banda ultra larga. I cluster A e B, dove vive circa il 60% della popolazione, sono le cosiddette aree “a successo di mercato”, dove le aziende private hanno un interesse economico a costruire un’infrastruttura. Nelle 271 città italiane previste dal suo piano per queste aree, Open Fiber opera con investimento esclusivamente privato e dispone già ora della più vasta rete italiana in modalità Fiber To The Home (FTTH). I cluster C e D coincidono invece con le aree rurali, montuose, insulari o ai margini di grandi agglomerati urbani: zone definite “a fallimento di mercato”, dove costruire un’infrastruttura è più complesso e non redditizio per le aziende (dato che il numero di connessioni alla rete non basterebbe a coprire i costi), al punto che spesso non è disponibile neanche la copertura Adsl. Affinché anche gli abitanti di queste aree possano accedere a una connettività veloce, Infratel, società inhouse del Mise, ha lanciato due bandi di gara aventi ad oggetto le attività di progettazione, realizzazione, gestione e manutenzione di una rete in fibra. Le prime due gare sono state vinte da Open Fiber. Con un investimento di circa 2,6 miliardi di euro, l’azienda realizzerà e gestirà in concessione per 20 anni un’infrastruttura interamente in fibra, che rimarrà di proprietà pubblica. Il primo bando di gara riguarda 3043 comuni di Abruzzo, Emilia Romagna, Lombardia, Molise, Toscana e Veneto, con 6,4 milioni di cittadini, 4,6 milioni di unità immobiliari e oltre 500mila sedi di impresa e di Pubbliche Amministrazioni da raggiungere. Il secondo bando interessa 3.710 comuni di 10 Regioni (Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Basilicata, Sicilia) più la Provincia di Trento. Open Fiber cablerà dunque 6753 comuni per un totale di 9,3 milioni di abitazioni nelle aree C e D – che si sommeranno ai 9,5 milioni che l’azienda cablerà nelle aree A e B – in attesa del risultato della terza gara Infratel che riguarderà Calabria, Puglia e Sardegna. I lavori procedono in tutte le Regioni secondo un cronoprogramma concordato con Infratel e con le amministrazioni. Le aperture di cantieri si susseguono con ritmo serrato e l’azienda punta a raggiungere un migliaio di Comuni entro la fine del 2018. Grazie alla connessione in fibra, i cittadini e le imprese che operano sui territori potranno godere di servizi essenziali e tecnologicamente avanzati in diversi ambiti: dalla digitalizzazione delle pratiche alla videosorveglianza, dalla gestione intelligente del traffico e dei rifiuti al gaming e allo streaming in ultra HD, fino a telelavoro e telemedicina. Gli abitanti dei cluster C e D, che soffrono in maniera particolare il divario digitale accumulato dall’Italia nel corso degli anni, avranno finalmente l’occasione di veder evolvere i loro borghi e piccoli comuni in vere e proprie smart city.
Fonte: CorCom