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Internet veloce, molti comuni ancora a secco: la fibra c' è, gli operatori no

Nonostante il maxi piano finanziato con soldi pubblici, in centinaia di piccoli centri già cablati la banda ultralarga ancora non è accessibile perché le compagnie non hanno fatto la loro parte.

La rete in fibra ottica c’è, fisicamente, pagata con miliardi di euro in fondi pubblici; ma gli operatori telefonici non la attivano. Così i cittadini non possono comprare i servizi di accesso super veloce a internet. È il problema che sta affliggendo alcune centinaia di comuni minori, di cui 150 sindaci hanno scritto per lamentarsene ad Anci (Associazione nazionale comuni italiani), la quale, a quanto risulta, ha portato il dossier nei giorni scorsi all’attenzione del ministero dello Sviluppo economico.

Di fondo c’è che il piano governativo banda ultralarga negli ultimi anni ha messo sul piatto 5,3 miliardi di euro di fondi pubblici (italiani ed europee) e in parte già spesi per scavare e portare la fibra nelle zone dove nessun operatore voleva investire per metterla. Gli operatori telefonici partner (Wind 3, Vodafone, Tiscali tra i principali) devono però fare l’ultima parte dell’opera, perché il servizio sia in effetti usabile da famiglie e aziende. Ma in certe zone – quei famosi 150 comuni, tra gli altri – hanno ritenuto non economico attivare la rete (nonostante gran parte del lavoro sia già stato fatto con i fondi pubblici).

Di qui la protesta, di chi si trova nella situazione paradossale di aver atteso per anni la banda ultralarga, aver poi visto finalmente gli scavi portare i cavi sotto casa (subendo anche i relativi disagi); per restare infine delusi.

I comuni “traditi” sono soprattutto in Abruzzo, Calabria e Sardegna, riporta Anci. Spicca il caso del Comune di Pompu (Oristano), dove non ha potuto attivare il servizio (pur essendo coperto dalla rete) nemmeno un museo locale con annesso bed&breakfast, che pure servirebbe allo sviluppo del territorio. Oppure Micigliano (Rieti), uno di quelli colpiti dal sisma del 2016. A Micigliano non c’è nemmeno il servizio di telefonia mobile, che sarebbe fondamentale per motivi di emergenza. I servizi internet ovvierebbero anche a questo problema.

Il problema dei comuni, coperti dalla rete fatta con fondi pubblici ma ancora comunque privi di servizi banda ultralarga, è stato sollevato tempo fa anche dal Cobul, il Comitato per la diffusione della Banda Ultralarga (composto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dello Sviluppo Economico, Infratel e Agenzia per l’Italia Digitale). Ma è restato irrisolto.

Certo le leggi non impongono agli operatori di attivare le offerte. Tra le soluzioni proposte da Anci, però, ci sarebbe dare il via libera ai famosi voucher per incentivare famiglie e aziende all’acquisto di abbonamenti banda ultralarga (ne risulterebbe così scontato il canone del servizio). In questo modo, sarebbero favoriti gli abbonamenti e anche le zone sfortunate diventerebbero più interessanti per gli operatori. Per i voucher sono stanziati – già dal Governo Renzi – 1,2 miliardi di euro, ma il loro avvio continua a essere rinviato.

Fonte: Repubblica.it

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Data di pubblicazione 07/06/2019 10:07
Ultimo aggiornamento 07/06/2019 10:33

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